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Stop pubblicità “inquinanti”: la scelta dell’Aja è il futuro dell’Europa?

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Il consiglio comunale della terza città dei Paesi Bassi ha bloccato le pubblicità di automobili, combustibili e altre realtà inquinanti come aerei e crociere, aprendo nuovi scenari per chi fa marketing

La scelta dell’Aja di fermare le pubblicità cosiddette “inquinanti”, ovvero che promuovono il consumo di energie fossili, è stata presa anche su pressioni internazionali e c’è da aspettarsi quindi che altre città seguiranno questo esempio. Le grandi industrie sapranno facilmente adattarsi, forti di imponenti budget e dei tanti esempi del passato. Ma il giorno in cui misure simili verranno adottate anche in Italia, come ne beneficeranno le piccole e medie imprese del nostro territorio?

 

Lo stop alle pubblicità “fossili” e l’inevitabile fine di un immaginario

Una grossa auto corre veloce sulla strada libera, il paesaggio è mozzafiato, il traffico inesistente, un tracciato senza una crepa, perfetto. Spesso questa immagine è negli spot televisivi e sui manifesti pubblicitari di ogni forma e dimensione nelle città di tutto il mondo; o almeno fino al 2025, poi in alcuni luoghi inizierà a essere vietata. Prima istituzione a emettere tale decreto (vincolante) il consiglio comunale dell’Aja, nei Paesi Bassi, la scorsa settimana. Una scelta che lo scorso anno un panel di 12 scienziati consultati dal governo ha definito “essenziale”.

Altre città seguiranno questo esempio? Abbastanza sicuro, considerando che addirittura il commissario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, indica questa come strada da perseguire con urgenza. C’è anche un movimento, con sito annesso (qui il link), che traccia i progressi fatti dalla campagna, con adesioni in tutto il mondo, il particolare in Europa. Viste le pressioni internazionali, la tendenza sembra proprio quella già intrapresa dalla città olandese, ma quanto ci vorrà allora a vedere misure simili adottate anche in Italia? Probabilmente più di qualche anno, eppure alcuni effetti di questo cambiamento già si manifestano sul mercato pubblicitario, con conseguenze molto importanti per i business di ogni dimensione.

 

La pubblicità sarà costretta a cambiare, per tutti; ma non è una novità

I petrolieri non sono certo i primi a subire una “censura” alla pubblicità dei propri prodotti. Ormai già da decenni le grandi aziende di alcol e tabacco (più numerosi altri prodotti o servizi) si districano con una legislazione atta a limitare la promozione di ciò che offrono. La soluzione che hanno trovato per non farsi arginare da tali norme è battere diverse strade e usare la creatività. Eventi promozionali, sponsorship, promoter più e meno famosi… Anche sperimentare nuove forme di racconto, abbracciando uno storytelling (abbiamo visto qui quanto sia decisivo), si rivela spesso una chiave vincente, più potente di un singolo spot.

Fuori dagli spazi tradizionali inoltre i grandi investitori trovano e troveranno un rifugio sicuro nei nuovi canali. Perché mandare il proprio video promozionale in tv quando già con costi minori (clicca qui per scoprire quanto) puoi mandarlo su Netflix? In realtà non sono argomenti nuovi per gli uffici di marketing delle multinazionali, che hanno già cominciato a spostare i propri budget dall’offline all’online.

 

Come le piccole e medie imprese beneficeranno di questo nuovo assetto

Nelle nostre città queste limitazioni libereranno una enorme quantità di spazi pubblicitari per le imprese che non offrono servizi o prodotti inquinanti, ma è davvero tutto oro quello che luccica? Come appena accennato, i grandi colossi hanno già iniziato a prevenire la normativa andando su internet, ma lo spostamento di importanti investimenti verso il mercato pubblicitario digitale comporta un aumento di costi generali per tutti gli inserzionisti, che si trovano (e troveranno sempre più) costretti a competere con la forza crescente di questi player.

C’è da aspettarsi allora che anche le aziende di dimensioni medie e piccole dovranno sopperire alla riduzione della quantità di spazio digitale implementando la qualità della propria comunicazione. Tanto più ora che, con la svalutazione degli spazi offline e le grandi aziende che portano le proprie migliori risorse sul web, quella digitale è ormai a tutti gli effetti una pubblicità “di serie A”. Per le realtà medie e piccole italiane, una ragione in più per rivolgersi a chi lo fa di mestiere (come visto in questo approfondimento).

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