La trasformazione di Twitter in X, avviata due anni fa con l’acquisizione da parte di Elon Musk per 44 miliardi di dollari, ha segnato l’inizio di un periodo di cambiamenti controversi. Dopo la modifica della policy e il rebranding della piattaforma, la situazione è diventata ancora più complessa con il recente ruolo politico assunto dal magnate sudafricano al fianco di Donald Trump, che lo ha nominato a capo del Dipartimento per l’efficienza governativa.
Questa mossa ha riacceso le proteste di media, istituzioni culturali e personaggi pubblici contro X, considerata una piattaforma che veicola contenuti sempre più divisivi. Tra le critiche più rilevanti, spicca l’abbandono del social da parte del Guardian, che ha denunciato la diffusione di contenuti definiti “allarmanti“. Il quotidiano britannico si unisce a una lunga lista di testate giornalistiche ed enti culturali che hanno deciso di abbandonare la piattaforma sia in Europa che negli Stati Uniti.
Cultura e spettacolo si allontanano da X
Anche il mondo della cultura ha preso posizione. Il Festival di Berlino, uno degli eventi cinematografici più importanti a livello globale, ha recentemente annunciato il suo addio a X. Negli Stati Uniti, fan e artisti di rilievo come Taylor Swift, nota oppositrice di Trump, hanno migrato verso piattaforme alternative come Bluesky. Tra le celebrità che hanno abbandonato X spicca anche l’attrice premio Oscar Jamie Lee Curtis.
In Italia, l’addio a X ha assunto connotazioni particolarmente forti. Personalità dello spettacolo come Piero Pelù, che ha duramente criticato Musk per le sue “dichiarazioni neo-totalitarie“, ed Elio e le Storie Tese, che definiscono la piattaforma “una cloaca“, hanno scelto di chiudere i loro account. Al coro di proteste si sono uniti anche Vinicio Marchioni e Nicola Piovani, che ha dichiarato lapidariamente: “È arrivato il momento di uscire“.
La politica e i media contro Musk
Anche in ambito politico si registrano defezioni significative. Sandro Ruotolo, giornalista ed europarlamentare del Partito Democratico, ha spiegato la sua decisione di abbandonare X citando le critiche di Musk verso i magistrati italiani e il suo stretto rapporto con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. A lasciare la piattaforma sono stati anche il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani e altri volti noti come Riccardo Bonacina.
Tuttavia, non tutti concordano con l’idea di abbandonare la piattaforma. L’economista Leonardo Becchetti ha invitato gli utenti a rimanere, sottolineando l’importanza di utilizzare X come strumento per promuovere idee di progresso sociale. L’account di Poesia, invece, ha lanciato un appello alla resistenza culturale, ricordando l’importanza di tramandare letteratura e cultura alle nuove generazioni.
L’accusa del Guardian e la sfida europea sui diritti digitali
Tra le denunce più pesanti spicca quella del Guardian, che ha annunciato di non pubblicare più contenuti sui propri profili ufficiali. Secondo il quotidiano progressista, la piattaforma si è trasformata in un ambiente tossico, utilizzato da Musk per influenzare il discorso politico, in particolare durante la campagna elettorale americana.
Anche in Francia, giornali di rilievo come Le Figaro, Le Monde e Les Echos hanno sollevato critiche contro X, accusandola di sfruttare i loro contenuti senza remunerazione. Gli editori lamentano la violazione delle norme europee sui diritti connessi, che garantiscono un compenso per l’utilizzo dei contenuti da parte delle piattaforme digitali.
Il futuro di X appare sempre più incerto, mentre cresce il numero di istituzioni, personalità e media che scelgono di abbandonare la piattaforma. Le critiche a Musk non si limitano alla gestione di X, ma riguardano anche il suo crescente ruolo politico, che alimenta divisioni e solleva interrogativi sul rapporto tra potere, tecnologia e libertà di espressione.
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