Google ha ufficialmente chiuso un contenzioso tributario con l’Agenzia delle Entrate italiana, versando una somma vicina ai 326 milioni di euro. L’indagine, avviata a seguito di accertamenti fiscali condotti dalla Guardia di Finanza di Milano, ha portato la Procura a richiedere l’archiviazione del procedimento penale, escludendo così l’ipotesi di evasione fiscale.
L’inchiesta: i nodi della contestazione
Al centro dell’indagine, emersa a giugno 2023, vi era la Google Ireland Limited, filiale europea del gigante californiano. Le autorità fiscali contestavano alla società di aver omesso la dichiarazione e il pagamento delle imposte sui redditi generati in Italia, sfruttando una “stabile organizzazione occulta”.
Secondo gli investigatori, la presenza sul territorio nazionale di server, infrastrutture tecnologiche e personale di Google Italy avrebbe configurato un’attività economica soggetta a tassazione in Italia. Inoltre, veniva contestato il mancato versamento delle ritenute fiscali sulle royalties corrisposte ad altre società del gruppo per l’utilizzo di tecnologie, algoritmi e proprietà intellettuali della multinazionale.
Elusione fiscale o abuso del diritto? La posizione della Procura
I pubblici ministeri di Milano – Giovanna Cavalleri, Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda – hanno sottolineato che, sebbene la condotta di Google abbia aggirato le normative tributarie, non è stata riscontrata una violazione diretta delle leggi fiscali italiane. In sostanza, si sarebbe trattato di un caso di elusione fiscale e non di evasione, rientrando quindi nella sfera dell’abuso del diritto piuttosto che in quella di un reato penale.
Proprio per questo, considerando anche le incertezze interpretative della normativa, la Procura ha ritenuto improbabile una condanna, optando per la richiesta di archiviazione, che ora attende il vaglio del giudice per le indagini preliminari (GIP).
La chiusura della controversia fiscale: il pagamento multimilionario
Pur non condividendo pienamente le conclusioni dell’Agenzia delle Entrate, Google ha deciso di porre fine alla disputa, accettando di versare 326 milioni di euro. Nel dettaglio:
- 265 milioni di euro per il mancato versamento delle ritenute su royalties, comprensive di sanzioni e interessi;
- oltre 60 milioni di euro tra IRES e IRAP, anch’essi comprensivi di sanzioni e interessi.
Un caso che si ripete tra i giganti del web
L’indagine su Google rappresenta solo una delle numerose verifiche fiscali condotte dalla Procura di Milano negli ultimi anni nei confronti delle big tech e delle multinazionali digitali. Diversi colossi del settore hanno già affrontato contestazioni simili, chiudendo le proprie pendenze attraverso transazioni multimilionarie per sanare il mancato pagamento delle imposte in Italia.
Il caso solleva ancora una volta il dibattito su quanto le attuali normative fiscali siano in grado di contrastare l’elusione fiscale da parte delle grandi aziende digitali e su come regolamentare le attività di chi opera a livello globale ma genera profitti nei singoli Paesi.