La notizia ha scosso il mondo del web: Google ha deciso di sospendere il piano di eliminazione graduale dei cookie di terze parti dal suo browser Chrome, a causa delle difficoltà incontrate nel raggiungere un consenso tra attivisti per la privacy, autorità regolatrici e inserzionisti. Le critiche non sono tardate ad arrivare, con molti osservatori che hanno interpretato questa mossa come un fallimento da parte dell’azienda.
Secondo Digiday, i dirigenti di Google stanno cercando di “ridurre i danni”, placando le preoccupazioni sia pubbliche che interne. La Electronic Frontier Foundation (EFF), un’organizzazione che difende i diritti digitali, ha definito questa decisione un duro colpo per la privacy degli utenti e una vittoria per gli interessi commerciali di Google. Lena Cohen dell’EFF ha sottolineato che questa scelta rende vulnerabili miliardi di utenti Chrome alla sorveglianza online.
Altri browser, come Safari di Apple, hanno già eliminato i cookie di terze parti, proteggendo maggiormente la privacy dei propri utenti. Se Google avesse portato avanti la sua decisione, si sarebbe trattato di un cambiamento epocale per l’intero settore della pubblicità online. Ma cosa ha portato a questa inversione di rotta? E come si evolverà la gestione della privacy su Chrome in futuro?
Non si tratta di un dietrofront, secondo Google
Nel 2020, Google aveva annunciato la volontà di eliminare gradualmente i cookie di terze parti. Tuttavia, la società ha più volte rimandato l’implementazione di alternative come il controverso FLoC. Sebbene la recente decisione possa sembrare un passo indietro, Google sostiene che il suo nuovo approccio garantirà maggiore controllo agli utenti, permettendo loro di scegliere consapevolmente come gestire la privacy durante la navigazione.
In un recente post sul blog ufficiale, Google ha dichiarato che gli utenti potranno modificare le proprie preferenze in qualsiasi momento, mentre gli sviluppatori disporranno di strumenti che migliorano la tutela della privacy.
Il destino dei cookie è segnato?
Nonostante la decisione di Google di mantenere temporaneamente i cookie di terze parti, gli esperti ritengono che la fine di questa tecnologia di tracciamento sia inevitabile. Molti inserzionisti stanno già cercando soluzioni alternative per monetizzare i dati degli utenti, poiché i cookie diventeranno meno rilevanti nel lungo termine.
Anche se Google potrebbe non risentire direttamente della riduzione del valore dei cookie, grazie ai dati raccolti da altri servizi come Gmail e Google Maps, la privacy degli utenti rimane una preoccupazione centrale. La Privacy Sandbox, un’iniziativa di Google per ridurre la dipendenza dai cookie, continuerà a evolversi, con l’introduzione di nuove funzionalità come la protezione degli indirizzi IP in modalità incognito.
La privacy nelle mani degli utenti?
Google afferma di voler offrire agli utenti maggiore controllo sui propri dati, ma molti esperti sollevano dubbi sulla reale volontà dell’azienda di proteggere la privacy. Mentre alcuni elogiano l’approccio più trasparente di Google, altri temono che la quantità di dati a disposizione della società possa compromettere l’equilibrio tra privacy e controllo.
Se tenete alla vostra privacy, potreste già aver scelto un browser alternativo come Safari, Brave o Firefox. Queste soluzioni offrono un maggiore livello di protezione rispetto a Chrome, consentendovi di navigare con maggiore tranquillità.
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