Al primo posto ci sono i fisici, seguiti da analisti di business intelligence e ingegneri aerospaziali, mentre poeti, estetisti e pavimentisti occupano le ultime posizioni. Questa è la classifica dei mestieri maggiormente impattati dall’intelligenza artificiale generativa, che da alcuni è vista come una minaccia, ma che può rappresentare una straordinaria opportunità per chi saprà sfruttarla al meglio. Secondo Fabio Mercorio, ricercatore del Crisp (Centro Interuniversitario per i Servizi Pubblici) dell’Università di Milano-Bicocca, l’AI non è una condanna, ma una spinta all’evoluzione professionale: “Chi non si adatta non verrà sostituito da una macchina, ma da un collega umano capace di usarla meglio“.
La metodologia: un’analisi senza precedenti
Il team di Mercorio, composto anche da Emilio Colombo, Mario Mezzanzanica e Antonio Serino, ha analizzato oltre 900 professioni, sfruttando tre modelli linguistici open-source (Mistral, OpenChat e Orca Mini). Per ciascun mestiere, è stato calcolato un indice di “impatto” tramite un innovativo benchmark, soprannominato “Terminator Benchmark“, che misura quanto la tecnologia possa sostituire o supportare le attività lavorative.
Tuttavia, Mercorio chiarisce che l’indice è neutrale e non implica necessariamente un giudizio negativo: “Essere ai primi posti della classifica non significa essere sostituibili, ma potenzialmente più avvantaggiati dall’utilizzo della tecnologia“.
La top 5 dei mestieri più influenzati
- Fisici: Grazie all’AI, possono delegare calcoli complessi ai modelli linguistici, concentrandosi sull’interpretazione dei risultati e sulla lotta alle fake news scientifiche.
- Analisti di business intelligence: L’AI accelera la raccolta e l’elaborazione dei dati, lasciando agli analisti la pianificazione strategica.
- Esperti in animali: Possono beneficiare di un maggiore accesso a informazioni dettagliate per ricerche e analisi.
- Ingegneri aerospaziali: L’AI ottimizza lo sviluppo di nuovi materiali e progetti, rivoluzionando intere fasi del loro lavoro.
- Statisti: Mentre i calcoli possono essere delegati, la supervisione e il coordinamento umano restano insostituibili.
Il valore delle relazioni umane
Quando il lavoro richiede intelligenza emotiva o competenze relazionali, l’AI mostra i suoi limiti. È il caso di maestre d’asilo, baristi e manager, ma anche di giornalisti. “L’AI può elaborare dati e identificare fonti, ma la complessità delle relazioni umane e la fiducia necessaria in questa professione rimangono prerogative esclusivamente umane“, sottolinea Mercorio.
Riflessioni per il futuro: dalla professione alle competenze
La vera rivoluzione introdotta dall’intelligenza artificiale non riguarda i job title, ma i task. “Dobbiamo chiederci cosa facciamo e come lo facciamo, perché le tecnologie stanno trasformando i mestieri dall’interno, attività dopo attività“, afferma Mercorio.
Questo processo di adattamento coinvolge anche le aziende, chiamate a investire in formazione e upskilling per garantire che i propri dipendenti sfruttino al meglio le nuove tecnologie. Mercorio e il suo team stanno lavorando per trasformare questa analisi in uno strumento dinamico, aggiornato annualmente, per monitorare l’impatto dell’AI sul lavoro: “È un modo per comprendere non solo come cambia il lavoro, ma anche le intenzioni di chi sviluppa queste tecnologie“.
L’intelligenza artificiale generativa non è solo una sfida, ma un’opportunità per riscoprire e valorizzare ciò che rende unico il contributo umano. La chiave per il successo non sarà resistere al cambiamento, ma abbracciarlo con consapevolezza e strategia.
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