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Il piano del governo Usa per smantellare il monopolio di Google: la fine di Chrome?

Tagli al personale di Google

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha presentato un piano dettagliato al giudice distrettuale Amit Mehta per limitare il controllo di Google sul mercato delle ricerche online. Tra le proposte spiccano la fine della collaborazione con Apple, la condivisione di dati proprietari con i concorrenti e, soprattutto, la cessione completa del browser Chrome, leader del settore con oltre il 50% del mercato statunitense.

Il piano, parte di una causa antitrust avviata nel 2020, mira a ridurre l’influenza di Google e ad aprire spazi di innovazione per i concorrenti. La decisione finale del giudice è attesa per agosto prossimo, ma Google potrebbe ricorrere in appello, ritardando di anni l’applicazione delle eventuali misure.

 

Google respinge le accuse: “Proposte estreme e controproducenti”

Kent Walker, presidente di Google, ha criticato duramente le raccomandazioni del governo, definendole un’agenda “radicale” che potrebbe compromettere non solo i servizi di ricerca, ma anche la privacy e la sicurezza degli utenti. Walker ha sottolineato che le modifiche richieste minerebbero prodotti essenziali per milioni di persone.

 

Gli esperti dubitano dell’efficacia delle misure governative

Nonostante le ambiziose proposte, molti ex dirigenti di Google e analisti del settore dubitano che queste possano cambiare significativamente il comportamento degli utenti o favorire la competitività. Alcuni ritengono che solo l’innovazione dei concorrenti possa intaccare la posizione dominante di Google.

Un ex responsabile di Chrome ha sottolineato che alcune scelte strategiche di Google, come limitare funzionalità user-friendly per favorire i ricavi pubblicitari, hanno influenzato negativamente lo sviluppo del motore di ricerca. Tuttavia, secondo altri, è improbabile che le proposte governative possano creare un mercato realmente aperto e competitivo.

 

La visione dei rivali e gli scenari futuri

Amministratori delegati di aziende concorrenti, come DuckDuckGo e Vercel, vedono nelle misure proposte un’opportunità per ridurre il potere di Google e promuovere un ambiente più equo. La cessione di Chrome a un’entità neutrale, come un’organizzazione no-profit, potrebbe garantire maggiore libertà agli utenti, aprendo la strada a alternative come Perplexity o ChatGPT.

Tuttavia, Google resta avvantaggiato da una rete di infrastrutture e dati ineguagliabili, accumulati in oltre 25 anni di dominio. Anche se il governo riuscisse a implementare le sue proposte, molti osservatori ritengono che il mercato potrebbe evolversi autonomamente, con l’introduzione di tecnologie più avanzate e interattive.

 

Un futuro incerto per Google

Le cause antitrust contro Google, avviate sotto l’amministrazione Trump e proseguite con Biden, rappresentano uno dei tentativi più decisi di regolamentare i giganti tecnologici. Tuttavia, le incertezze politiche e l’evoluzione tecnologica potrebbero influenzare l’esito di queste battaglie legali.

Nel frattempo, Google affronta una sfida complessa: bilanciare la difesa del suo modello di business con l’adozione di strategie che preservino la fiducia degli utenti. Con il progresso delle tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale generativa, il futuro del colosso di Mountain View potrebbe cambiare radicalmente, indipendentemente dall’esito delle cause legali in corso.

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