Jerry Kaplan è una delle voci più autorevoli nel mondo dell’intelligenza artificiale generativa, e non è solo per il suo ultimo libro, Generative A.I. (Luiss University Press, 2024), che esplora l’evoluzione, i rischi, le normative e le implicazioni etiche della nuova ondata di IA. Con una carriera che lo ha visto protagonista di continue innovazioni sin dagli anni ‘70, Kaplan è imprenditore, informatico, accademico e divulgatore di lungo corso, e ha sempre mostrato un’incredibile capacità di anticipare le trasformazioni tecnologiche ben prima che diventassero mainstream.
Già nel 2016, con Le persone non servono. Lavoro e ricchezza nell’epoca dell’intelligenza artificiale, Kaplan aveva previsto come l’IA avrebbe rivoluzionato il mercato del lavoro, mettendo in discussione i concetti tradizionali di impiego e ricchezza. Una previsione condivisa anche grazie alla sua esperienza decennale nel campo, a contatto con pionieri come John McCarthy, cofondatore dell’IA. Le sue intuizioni si fondano su una combinazione unica di esperienza accademica, sperimentazione e un costante impegno imprenditoriale, come dimostrano le sue imprese GO Corporation e OnSale. Oggi, Kaplan è fellow del Center for Legal Informatics di Stanford, dove insegna e continua a esplorare i confini tra tecnologia e società.
Nel corso di un recente tour italiano, Kaplan ha partecipato a conferenze di rilievo a Roma e Milano, affrontando temi scottanti come il futuro del lavoro e il potenziale di ChatGPT. Durante un’intervista esclusiva a Wired Italia, Kaplan ha approfondito le sue visioni sulla rivoluzione dell’IA generativa: “Questa tecnologia avrà un impatto profondo in numerosi settori – sanità, istruzione, giustizia e oltre. Consentirà un accesso a competenze avanzate su scala globale, migliorando la qualità della vita per molti. Tuttavia, questa innovazione porterà con sé rischi che dovremo gestire con attenzione”.
Le differenze tra IA generativa e IA tradizionale secondo Kaplan
Kaplan ha sottolineato come l’IA generativa si discosti dall’IA tradizionale per la sua capacità di prevedere e rispondere in modo adattivo, automatizzando attività che richiedono abilità creative, come la scrittura e la creazione artistica. “Mentre la prima IA si limitava a riconoscere e catalogare, l’IA generativa compie un passo avanti, anticipando quello che potrebbe essere detto o creato, rendendo possibile l’automazione di compiti prima riservati esclusivamente all’intelletto umano”.
Alla domanda su come i leader tecnologici influenzeranno il futuro dell’IA, Kaplan ha risposto con pragmatismo: “Non sono solo i grandi nomi a dettare il progresso. Questa tecnologia è frutto del lavoro di migliaia di professionisti. Nonostante alcune aziende oggi dominino il mercato, la storia ci ha mostrato che nessuno resta al vertice per sempre”.
Kaplan non vede l’IA come una minaccia per i posti di lavoro, ma come un’opportunità per migliorare e ampliare le possibilità lavorative, così come accaduto con l’avvento di internet e degli smartphone. E conclude con una visione del futuro: “L’IA generativa creerà nuove industrie e professioni, e immagino un futuro in cui sarà normale tornare a casa e conversare con un compagno virtuale. Questi cambiamenti porteranno vantaggi, ma anche responsabilità che dobbiamo imparare a gestire”.
La sua visione resta positiva, con un occhio attento alle sfide e ai rischi che inevitabilmente accompagneranno questa rivoluzione.
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