Era solo una questione di tempo prima che l’intelligenza artificiale generativa si facesse strada nelle app di appuntamenti. La fondatrice di Bumble, ed ex cofondatrice di Tinder, Whitney Wolfe Herd, ha annunciato che presto i chatbot IA potrebbero essere inviati agli appuntamenti virtuali per selezionare il nostro prossimo partner. Tuttavia, per evitare di innamorarci di un chatbot anziché di una persona reale, sarà necessario che tutti gli utenti adottino lo stesso approccio.
Un futuro in cui i chatbot IA selezionano i nostri partner
Whitney Wolfe Herd ha fatto scalpore quando, durante un evento con Emily Chang di Bloomberg, ha dichiarato che l’IA trasformerà il modo in cui cerchiamo un partner. Secondo Herd, Bumble, un’app di incontri in cui le donne fanno la prima mossa e che ha visto il suo valore di mercato passare da 15 miliardi di dollari a “soli” 3 miliardi in due anni, potrebbe un giorno utilizzare i chatbot IA per migliorare l’associazione dei potenziali partner.
Ad esempio, Herd ha spiegato che nel prossimo futuro, gli utenti potrebbero discutere delle proprie insicurezze con un “rappresentante per gli incontri” alimentato dall’IA, il quale fornirebbe loro suggerimenti su come migliorare. Questo rappresentante IA potrebbe anche assimilare aspetti della personalità, degli interessi e delle preferenze degli utenti.
Herd ha suggerito che, in un futuro non troppo lontano, questi rappresentanti IA potrebbero persino incontrarsi virtualmente con altri chatbot per valutare le compatibilità. Se i chatbot trovano un buon match, le controparti umane verrebbero quindi abbinate. Nonostante qualche risata da parte del pubblico, Herd ha insistito: “No, davvero. Non dovrete parlare con 600 persone, ma potrete selezionare tutta San Francisco e scoprire le tre persone con cui desiderate incontrarvi”.
Le sfide attuali dei chatbot IA nelle app di appuntamenti
Attualmente, l’uso dei chatbot IA nelle app di appuntamenti presenta delle problematiche. Le piattaforme sono invase da bot, e gli utenti umani spesso non sanno con chi stanno interagendo, rischiando di innamorarsi inconsapevolmente di un chatbot. Questo scenario è forse ancora più inquietante del futuro distopico delineato dal film “Lei”.
L’idea di Herd ha certamente delle potenzialità positive, come la possibilità di conoscere un maggior numero di persone e ridurre l’elemento casuale nella ricerca dell’anima gemella. Tuttavia, parte dal presupposto che il nostro alter ego digitale ci conosca meglio di quanto noi conosciamo noi stessi e che tutti utilizzino lo stesso sistema.
Sebbene in futuro possa essere interessante osservare l’interazione tra i chatbot, per ora, chi utilizza le app di appuntamenti dovrebbe essere cauto e consapevole dei rischi attuali.