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Zuckerberg scuote Facebook e Instagram: fine del fact-checking e nuove regole controverse

Zuckerberg

Con un video su Facebook e Instagram, Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha annunciato la fine del programma di fact-checking avviato nel 2016.

Il progetto, sviluppato in collaborazione con partner indipendenti certificati dall’International Fact-Checking Network (IFCN), aveva come obiettivo il contrasto alla disinformazione che dilaga sui social network. Meta segnalava i contenuti sospetti per tutelare l’informazione sulle sue piattaforme.

Zuckerberg ha motivato la decisione citando il bisogno di ritornare alle radici di Facebook e Instagram, garantendo piena libertà di espressione. Inoltre, ha accusato i fact-checker di essere spesso politicamente faziosi, sottolineando che numerosi contenuti erano stati rimossi per errore. Al posto del fact-checking, Meta introdurrà un sistema di moderazione ispirato a quello utilizzato da Elon Musk su X.

 

Cosa cambia per gli utenti?

Il nuovo modello affida la moderazione agli utenti stessi, attraverso un meccanismo simile alle Community Notes di X. Gli utenti considerati affidabili dalla piattaforma potranno aggiungere note per segnalare l’affidabilità dei contenuti. Tuttavia, l’assenza di un controllo da parte di esperti lascia aperta la porta a un aumento della disinformazione, soprattutto su temi delicati come scienza e attualità.

 

Zuckerberg sposta la moderazione negli Stati Uniti

Negli USA, Zuckerberg ha annunciato il trasferimento del team di moderazione dalla California al Texas, accusando gli ex dipendenti di essere eccessivamente di parte. Il cambiamento include anche una semplificazione delle politiche sui contenuti, eliminando restrizioni su temi come immigrazione e gender.

 

Cambiamenti chiave nelle politiche di Meta

Le nuove regole di condotta sollevano diverse perplessità:

  • Dibattito sul linguaggio: saranno tollerate espressioni potenzialmente offensive in discussioni politiche o religiose, come termini dispregiativi verso l’orientamento sessuale o l’identità di genere.
  • Discriminazione lavorativa: contenuti che sostengono limitazioni lavorative basate su genere o orientamento sessuale saranno consentiti se giustificati da credenze religiose.
  • Rimozione di restrizioni: è stata eliminata la sezione che vietava contenuti denigratori verso donne, persone transgender o non binarie.

 

Joel Kaplan, responsabile delle policy di Meta, ha difeso queste modifiche, affermando che la piattaforma deve garantire lo stesso grado di libertà riservato al dibattito pubblico su altri media.

Europa: libertà o controllo?

In Europa, la situazione resta diversa. Le piattaforme di Meta devono rispettare il Digital Services Act, che impone standard rigorosi contro la disinformazione. Per ora, nessuna modifica significativa è prevista per gli utenti italiani.

Ma il vero interrogativo rimane: Meta sta davvero promuovendo la libertà di espressione o sta allineando le sue politiche agli interessi politici statunitensi?

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