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Comunicare con Simpatia: ecco come usare i Meme per lavoro

come usare i meme

Perché a un’azienda dovrebbero interessare dei contenuti umoristici, simili gli uni agli altri? La risposta è immediata: funzionano meglio.

Rapidi, virali, simpatici ed efficaci: oggi sempre più aziende usano (anche) i meme per comunicare al proprio pubblico. Vediamo perché, con che effetti e come si possono usare i meme “per lavoro”.

 

 

I meme sono il presente della comunicazione

Il meccanismo che rende questi contenuti così potenti è apparentemente semplice: essi si diffondono sui diversi canali di comunicazione seguendo il principio dell’imitazione, da cui il nome. Alla base c’è il perfetto matrimonio che si viene a creare tra un testo e un’immagine. Queste sono spesso frammenti (fotogrammi) di serie televisive o di film, personaggi famosi e pose plastiche, ma possono anche essere dei disegni, delle animazioni, delle GIF (serie di immagini) e addirittura video. Oggi i meme sono pervasivi su internet e in particolare sui diversi social media, per questo possiamo dire che rappresentano un elemento centrale nella cultura di massa contemporanea. Una grande opportunità per le aziende che sanno coglierla.

 

 

Non tutti i meme sono alla portata di tutti

Spesso i meme appaiono ai più “senza senso”, questo quando si rivolgono a nicchie di pubblico in grado di coglierne il significato, escludendo così gli altri. Si parla in questo caso di “dank meme”.
Nei casi più famosi invece la viralità del contenuto è amplificata dalla possibilità per chiunque non solo di capirne il messaggio (spesso irriverente, simpatico o paradossale), ma di poterlo replicare in diverse declinazioni. Vediamo qui l’esempio dell’immagine detta “distracted boyfriend”. Questa da diversi anni offre una base per migliaia di contenuti e può essere riprodotta “a costo zero” da chiunque, come ha fatto la Pepsi o come potrebbe fare Pagine Sì!

 

 

I meme sono un abbraccio al tuo pubblico e una battaglia spietata

Ceres, Taffo, Durex, Pepsi, Unieuro… alcuni dei più famosi e bravi creatori di meme lo fanno per aziende strutturate che hanno così caratterizzato la propria identità anche per la propria empatia con il pubblico di riferimento. Come consumatori siamo infatti più propensi a riconoscere e rivolgerci a chi ci ha fatto ridere o riflettere. L’avvicinamento umorale al pubblico, unito al fatto che il potenziale virale di un meme è 12 (dodici) volte superiore a quello di altri contenuti, sta “costringendo” un po’ tutte le realtà a relazionarvisi.

Oggi i politici vengono irrisi da meme politici, o sono loro i primi a crearne, condividerne, sfruttarne il potenziale. Vale lo stesso nel mondo dello sport, dove fuori dal campo di gioco si battaglia sui social, con i giocatori che stanno imparando come usare i meme e si deridono o complimentano usando questi strumenti. Anche le grandi società sportive non si tirano indietro. Apprezziamo questo esempio del Napoli, che lo scorso anno ha vinto con diverse giornate di anticipo lo scudetto mentre le altre squadre lottavano per un accesso alla Uefa Champions League:

 

 

 

Regole e rischi: comunicare con simpatia e stare attenti ai pericoli

Le due regole fondamentali in quello che ormai viene chiamato “meme marketing” sono l’opposto di un decalogo di “buone pratiche” come normalmente intese. “Osare e sperimentare”, questi i consigli degli esperti per avere successo. Ci sono comunque suggerimenti da tenere a mente e proviamo qui a riassumerli. Innanzitutto è prioritario rimanere fedeli al pubblico del proprio brand, senza forzature e usando un linguaggio coerente e genuino. Bisogna poi evitare di offendere qualcuno, cosa che può succedere facilmente quando si ricorre all’umorismo, specie con community reattive e che magari si conoscono poco. Sfruttare l’attualità e i trend per fare “marketing in tempo reale” pure si presta a rendere virali questo genere di contenuti.

Infine tra gli elementi più ricorrenti dei meme di successo ci sono i cosiddetti “crossover” (incroci) degli argomenti. Questo avviene quando per esempio una notizia virale viene miscelata con il proprio prodotto o personaggio. Ciò porta però su un terreno scivoloso, in cui ci vuole una piena consapevolezza delle sensibilità (e soprattutto delle suscettibilità) di entrambi i pubblici di riferimento. Sempre per rimanere nel mondo del calcio, vediamo il “cattivo esempio” di una multinazionale che invece ha saputo come usare i meme efficacemente, la Ceres. In questo caso l’azzardo di cavalcare l’ironia dei tifosi su una vicenda personale del giocatore non è risultata vincente:

 

 

Per concludere e come qui visto, i meme van bene per quasi chiunque e possono aiutare tantissimi business a comunicare con simpatia. Questi strumenti vanno però inseriti in una strategia di contenuti coerente e usati da professionalità che sappiano come evitare scivoloni.

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