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Paralimpiadi di Parigi 2024: l’edizione più social e inclusiva di sempre

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Gli atleti delle Paraolimpiadi stanno avendo un successo incredibile sui social media grazie al mix di prestazioni e ironia

Le Paralimpiadi di Parigi 2024 segnano una serie di primati importanti: è l’edizione con il maggior numero di atleti italiani (ben 141) e la prima a essere trasmessa in oltre 160 paesi. Ma un altro record indiscusso è quello di essere le Paralimpiadi più “social” della storia, con un impatto su piattaforme come TikTok già in crescita ben tre anni prima dell’inizio delle gare. L’account ufficiale delle Paralimpiadi ha utilizzato l’ironia come strumento di crescita, pubblicando contenuti divertenti che hanno suscitato discussioni per il loro tono spesso irriverente.

In molti hanno ammesso di essersi sentiti in colpa per aver riso di battute legate alla disabilità, ma l’intento dietro a questi contenuti è chiaro: rompere la retorica abilista dei “supereroi” e adottare un linguaggio più adatto ai social media. A gestire l’account c’è un ex atleta paralimpico, che ha saputo interpretare questa evoluzione. Anche gli stessi atleti, con i loro profili personali, stanno diventando virali, utilizzando battute e meme per comunicare con il pubblico in modo fresco e diretto.

 

Il ruolo di Bebe Vio e Rigivan Ganeshamoorthy, campioni anche di simpatia

Tra gli esempi più noti c’è Bebe Vio, che ha commentato su Instagram il pacco ricevuto da Armani per gli atleti paralimpici, scherzando sulla quantità di calzini inviati, oggetto per lei di scarso utilizzo per ovvie ragioni: “Questi vanno dritti dritti a mia sorella”. Anche Donato Telesca, pesista paralimpico, ha accennato ironicamente alla questione dei calzini in un post sui social.

Tuttavia, la vera star di queste Paralimpiadi sui social è stata Rigivan Ganeshamoorthy, atleta romano specializzato nel getto del peso, lancio del disco e giavellotto. Durante una diretta Rai, dopo aver infranto tre record mondiali consecutivi, ha risposto sarcasticamente a una domanda della giornalista: “Questo mondo ti sta piacendo?”, commentando con “Un po’ troppi disabili forse!” – una battuta che ha subito conquistato il pubblico. Le sue dichiarazioni sono diventate virali, trasformandosi in meme e generando migliaia di condivisioni sui social.

È diventato virale anche, con 37 milioni di visualizzazioni, il video di un triatleta non vedente che non trova la sua bici. “Brad Snyder al pianoforte mentre si accinge a vincere l’oro con la guida Greg Billington. Ama Beethoven”, recita un commento scritto dall’account stesso.

I tre nuotatori italiani Simone Barlaam, Federico Morlacchi Alberto Amodeo hanno aperto una pagina Instagram che gestiscono insieme. Il nome scelto? ‘Le tre gambette‘, ironizzando fin dalla scelta del nome sui loro arti.

Benché ci sia stata anche qualche voce contraria a questa eccessiva ironia, l’account TikTok @Paralympics ha raggiunto 4,7 milioni di follower, più di Instagram, Facebook, X e Youtube tutti insieme.

 

Il successo sui social media e l’appropriazione di un linguaggio nuovo e attuale

Il successo di queste battute, che potrebbero sembrare politicamente scorrette, si deve al fatto che sono proprio gli atleti con disabilità a raccontare se stessi, appropriandosi di un linguaggio che storicamente è stato usato contro di loro. Questa nuova generazione di atleti non si concentra solo sulla narrazione del “supereroe” che sfida ogni ostacolo sul campo e nella vita, ma mette in primo piano le sue performance sportive e il suo spirito agonistico. In un mondo che sta imparando a provare empatia di fronte a fragilità e debolezze, la forza di questi campioni fa breccia nei social media. I risultati, come accennato, sono davvero entusiasmanti.

 

Ironia internazionale e cambiamenti nella narrazione

Anche a livello internazionale, l’ironia è diventata uno strumento potente per affrontare la disabilità. La BBC ha abbracciato questo nuovo linguaggio, realizzando un cortometraggio satirico, “I am Darren”, in cui il protagonista è un vero campione paralimpico inglese, Josh Pugh. Questo segna un passo avanti nella narrazione della disabilità, rendendo l’inclusione non solo un tema sportivo, ma anche culturale e sociale.

L’Italia ha portato alle Paralimpiadi anche Valentina Petrillo, velocista transgender, a dimostrazione che la competizione paralimpica si sta affermando come la più inclusiva al mondo, anche rispetto alle Olimpiadi stesse. Grazie ai social media, stiamo imparando a parlare di disabilità in modo più corretto, aperto e intersezionale.

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