Sì! Magazine Intervista Valter Venturi, Presidente Banco Alimentare Umbria
Banco Alimentare è una rete di associazioni presenti in tutte le Regioni d’Italia legate alla Fondazione Banco Alimentare Onlus, che coordina la rete a livello nazionale e che a sua volta fa parte della Federazione Europea dei Banchi Alimentari. Si tratta dell’organizzazione, quasi interamente composta di volontari, che si occupa di raccogliere, gestire e conservare il cibo che viene distribuito giornalmente alle fasce più povere sia dalle grandi realtà come Caritas, Croce Rossa e Banco di Solidarietà, sia da centinaia di associazioni locali.
Ma Banco Alimentare è ancora di più: è un modello di economia circolare e di economia sostenibile. Ne abbiamo parlato con Valter Venturi, Presidente Banco Alimentare dell’Umbria.
Valter Venturi, può raccontarci qualcosa sulle origini di Banco Alimentare nel vostro territorio?
Certamente. In Umbria siamo presenti dal 1996, e abbiamo iniziato perché alcuni amici ci avevano chiesto una mano. Così abbiamo iniziato a chiedere ad alcune aziende un aiuto alimentare, e da questa prima esperienza ci siamo ingranditi fino a essere quello che siamo oggi. Già nel 1997, durante il terremoto in Umbria e nelle Marche, eravamo tra i principali referenti per la distribuzione degli aiuti alimentari alle persone colpite.
L’anno scorso abbiamo distribuito un milione e 644mila chili di alimenti di cui hanno beneficiato 25.000 persone, che su un territorio come l’Umbria, di 800.000 abitanti, non sono certamente poche.
Infatti, la richiesta di supporto alimentare sembra davvero alta. Come ha visto evolversi questo fenomeno negli ultimi anni?
Per quanto riguarda l’aspetto povertà, io sono nell’Ente da ormai 22 anni e posso dire che all’inizio gli assistiti erano per la maggioranza stranieri. Più precisamente la percentuale era circa 70% di stranieri e circa 30% di italiani. Oggi il rapporto si è totalmente ribaltato: 56% di italiani che aiutiamo, e 44% di stranieri.
Questo si deve a vari fattori, ad esempio per il ritorno di molti stranieri nelle loro terre. Anche recentemente, quando abbiamo iniziato a fornire aiuti ai rifugiati del conflitto in Ucraina, ci siamo accorti che molte di queste persone hanno in seguito fatto ritorno nel loro paese. Ma il dato ci fa comunque capire che anche tra gli italiani il bisogno di assistenza alimentare è ancora una realtà.
Può raccontarci come viene gestita la distribuzione agli assistiti?
Come è noto il Banco Alimentare non distribuisce direttamente agli assistiti, perché distribuisce a organizzazioni e associazioni di volontariato (oltre 200 nella sola Umbria) e ad enti locali tra cui anche alcuni Comuni, con cui stipuliamo accordi di collaborazione. Questo modello a catena è particolarmente efficiente, perché evita sovrapposizioni e permette a ciascuno di agire al meglio su una determinata fase della filiera: noi per la raccolta e lo stoccaggio degli alimenti, le associazioni e gli enti per l’azione diretta sul territorio.
Ogni fase richiede parecchi volontari e molta esperienza, per cui il fatto che ciascuno possa concentrarsi sul proprio ruolo è un vantaggio per tutti, non solo per l’aspetto logistico ma anche per quello della gestione, perché chiaramente nessuno può pensare di dar da mangiare un mese sì e un mese no; in questo il Banco Alimentare è un riferimento aperto e attivo tutti i giorni dell’anno.
Quali sono le principali fonti di approvvigionamento per il Banco Alimentare e come vengono gestite le relazioni con i fornitori?
Noi recuperiamo cibo principalmente dalle industrie. Un’altra fonte importante sono i centri di distribuzione, che permettono raccolte di cibo sia fresco che a lunga scadenza. E poi c’è naturalmente la grande distribuzione organizzata: attualmente in Umbria abbiamo 48 supermercati convenzionati dove raccogliamo cibo tutti i giorni, sia noi direttamente che tramite associazioni a noi affiliate. Si tratta sempre ovviamente di cibo ancora buono, ma che questi punti vendita sarebbero costretti a buttare via.
Oltre alle aziende, Banco Alimentare entra inoltre nell’amministrazione pubblica, in termini di fondi nazionali e fondi europei per la gestione di generi alimentari che vengono prodotti espressamente per le fasce indigenti. Questo tipo di fonte è straordinariamente importante, perché rappresenta da solo circa il 60% del totale di alimenti che distribuiamo nell’arco dell’anno; per questo dico spesso che Banco Alimentare attua una sorta di legame tra no-profit e profit.
Questo rapporto di rete è un modello ormai consolidato negli anni, ma ci impone anche di avere volontari che abbiano un certo tipo di esperienza nel settore.
Ha raccontato che dalle celle di raffreddamento e dai supermarket raccogliete molti prodotti alimentari che altrimenti sarebbero invendibili, ma come viene garantita la qualità e la sicurezza di questi alimenti?
È necessario anzitutto premettere che ogni nostro volontario o collaboratore segue periodicamente corsi di formazione e aggiornamento proprio sulla sicurezza alimentare. Inoltre, in collaborazione con il Ministero della Salute abbiamo elaborato alcuni anni fa un “Manuale per la Corretta Prassi Operativa” dove vengono indicate sia le procedure che i “tempi minimi di conservazione del cibo”, in gergo TMC: le spiego subito di cosa si tratta.
Lei sa che in tutti i prodotti è indicata la “data di scadenza”; questa scadenza, a seconda del tipo di prodotto, può essere in realtà di vari tipi, e la maggior parte delle volte troviamo scritto “da consumarsi preferibilmente”; questo significa che il prodotto conserva le sue proprietà organolettiche, in adeguate condizioni di conservazione, anche molto dopo la data di scadenza e per alcuni prodotti addirittura dopo diversi mesi.
Il TMC è appunto il parametro con cui identifichiamo l’effettivo periodo di conservabilità del cibo, che può differire anche di molto dalla scadenza ad uso commerciale.
E se invece leggiamo “da consumarsi entro”?
In questo caso siamo in presenza di un “prodotto fresco”, e la data di scadenza è da considerarsi perentoria. Ma nei magazzini di Banco Alimentare disponiamo di celle frigo specializzate, comprese celle del tipo “negativo” ossia che permettono temperature sotto lo zero: questo ci permette di recuperare anche cibi freschi, e poterli utilizzare nei giorni successivi.
Quindi di fatto, anche e soprattutto grazie alla paziente azione dei nostri volontari che effettuano le opportune suddivisioni, posso dire che a noi arriva giornalmente qualsiasi tipologia di generi alimentari, compresi cibi freschi come frutta, latticini e verdura.
Banco Alimentare, come ha ben spiegato, lavora tutto l’anno. Ma nell’immaginario popolare è soprattutto associato al mese di novembre, con la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Ce ne può parlare?
Con molto piacere. La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è per noi l’evento dell’anno. La prima volta che venne presentata, il nostro cofondatore don Luigi Giussani disse: “Bellissimo. Un evento di popolo!”, e considerato che tutti gli anni donano 5 milioni di persone e si coinvolgono in tutta Italia oltre 145mila volontari e oltre 11mila punti di vendita, il tutto in una sola giornata, è veramente un grande evento.
Il cibo che raccogliamo durante la Colletta, in questo caso sempre cibo a lunga conservazione, è in realtà solo il 10% di ciò che distribuiamo nell’anno, ma si tratta di cibo di qualità particolarmente buona. Inoltre la Colletta ci permette di cogliere un altro fondamentale obiettivo del Banco Alimentare, ossia l’educazione.
Infatti parliamo certamente di un grande evento ma anche di una grande festa, in cui tante persone percepiscono davvero la gratuità del dono; gratuità di quello che viene donato, ma anche gratuità di quello che un domani si riceve.
Sulla Colletta ci sarebbe da dire tanto, accennerò solo al fatto che arrivati a fine serata ci ritroviamo tutti stanchi, anzi davvero sfiniti, ma estremamente felici; e questo fa veramente la differenza.
Può già dirci la data della Colletta per il 2024?
16 novembre. Abbiamo già iniziato i preparativi, perché è un lavoro che ci impegna diversi mesi. Stiamo contattando inoltre nuovi supermercati e associazioni per coinvolgere sempre più volontari e punti vendita nell’iniziativa.
Spesso si parla del Banco Alimentare come di un caso riuscito di economia sostenibile: cosa ci potrebbe dire a proposito?
In parte ne abbiamo già accennato, parlando di fondi europei per la produzione e gestione di alimenti destinati a fasce specifiche, visti come una comunione tra profit e no-profit. Ma Banco Alimentare fa economia circolare e sostenibile, anche perché ridiamo valore a un prodotto che lo aveva perso; come può immaginare, l’attività di Banco Alimentare non è priva di spese, e nonostante questo esprimiamo un valore, in termini di valore economico del cibo recuperato, che supera di quasi cento volte i nostri costi.
Il vantaggio fondamentale è naturalmente che tutto questo valore viene indirizzato alle persone che si trovano in difficoltà. Ma è un vantaggio anche ecologico, perché si risparmia sui costi di smaltimento e si libera meno CO2 nell’aria. È un vantaggio per i Comuni e gli Enti Pubblici, perché risparmiano su attività che altrimenti sarebbero in carico a loro.
Ed è un vantaggio per le aziende, che vengono educate a una gestione migliore del prodotto alimentare: prima del nostro intervento, molte aziende non si rendevano quasi conto dell’enorme quantità di cibo che stavano buttando, e conoscerci le ha aiutate anche a rivedere la loro gestione, ad avere meno sprechi. Inoltre le aziende traggono beneficio economico per i prodotti che donano, in termini di agevolazioni fiscali, grazie alla legge Gadda del 2016.
Potrebbe raccontare un caso emblematico dove il Banco Alimentare ha fatto la differenza nella vita di qualcuno?
Di casi ne abbiamo molti. Una circostanza che mi ha molto commosso è che già da qualche anno, nell’ambito della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, riceviamo richieste da associazioni di carcerati per poter fare la Colletta anche dentro le carceri. Abbiamo addirittura l’esempio di una carcerata di Taranto che, uscita dal carcere, è diventata volontaria del Banco Alimentare e oggi è coinvolta giornalmente nelle nostre attività.
Questo per me un grande messaggio di speranza, ci fa comprendere che aiutare chi si trova in difficoltà è qualcosa che ognuno di noi ha nel proprio cuore.
Un’altra prova è che molte delle famiglie che hanno ricevuto aiuto dal Banco Alimentare si sono, dopo essersi ristabilite economicamente, offerte di aiutarci a loro volta e sono adesso anche loro nostri volontari attivi.
Parliamo di digitalizzazione. Quanto è stato forte l’impatto dei nuovi mezzi digitali sulle attività di Banco Alimentare?
Sicuramente le ha potenziate. Oggi non possiamo fare a meno dei Social Network, sia per comunicare ai nostri volontari che per invitarne di nuovi.
Ma l’aiuto più importante che ci ha dato il digitale è sulla logistica: già da diversi anni abbiamo adottato il sistema SAP, che ci permette di avere una notevole riduzione dell’intervento manuale sulla gestione delle entrate e uscite, e questo è un aspetto fondamentale per chi come noi, ad esempio nella Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, deve entro sera avere un computo esatto degli alimenti raccolti in migliaia di punti, e ricevere e trasmettere dati in tempo reale da tante associazioni.
Tutto questo ci permette anche di garantire la tracciabilità di tutti i prodotti: abbiamo cioè un collegamento con un portale del Ministero della Salute in cui vengono riportati tutti gli alimenti che raccogliamo con indicata sia la loro provenienza che la destinazione, ossia le persone fisiche che beneficiano di questi alimenti. Sarebbe naturalmente molto più difficile senza le tecnologie digitali.
Quali sono le grandi sfide che Banco Alimentare si trova ad affrontare in questo momento?
Le sfide sono sempre tante, ma una in particolare mi preme citarla: riguarda i tempi per le autorizzazioni dei fondi AgEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) per la produzione di generi alimentari destinati alle fasce povere. Questi fondi sono già stati stanziati, ma a causa di lungaggini le autorizzazioni sono ancora ferme ai Ministeri. L’apporto di queste grandi quantità di cibo è fondamentale per noi e per i nostri assistiti, e in sua mancanza ci troviamo costretti a ricercare ancora più aziende per colmare questo bisogno.
Rinnovo pertanto il mio sollecito alle istituzioni per accelerare al massimo l’ultimazione delle procedure burocratiche: come dicevamo, si deve mangiare tutti i giorni e i poveri non hanno possibilità di aspettare.
Un’ultima domanda: quali sono i suoi consigli per chi desidera contribuire a Banco Alimentare ma non sa da dove cominciare?
Per aiutarci sotto l’aspetto delle donazioni di cibo, il mio consiglio per le aziende è di cercare sul nostro sito il Banco Alimentare della loro Regione, e di contattarci per avviare una collaborazione. Per aiutarci sotto l’aspetto economico, sempre sul nostro sito è possibile fare una donazione diretta, e anche in questo caso è possibile indicare la Regione. C’è inoltre la possibilità del 5 per mille: un aiuto che non costa nulla, ma è un contributo concreto che viene dato all’operatività del Banco Alimentare.
L’altro grandissimo aiuto che può essere dato al Banco Alimentare è il volontariato: negli ultimi anni siamo molto cresciuti sia come come quantità di cibo raccolto che come quantità di assistiti, ma il numero di volontari non è cresciuto in misura proporzionale. Per questo approfitto anche qui per fare un appello: spesso si dice che l’attività di volontariato sia una cosa che vale per i pensionati, io credo invece sia un’esperienza che arricchisce tutti, a tutte le età.
Si sta insieme, si impara il valore della solidarietà, si scopre quanto sia bello darsi da fare in prima persona per il bene degli altri.
Scopri di Più:
Cerca la sede del Banco Alimentare della tua Regione: https://www.bancoalimentare.it
Scopri la storia del Banco Alimentare: Il Valore del Cibo e l’eredità di van Hengel
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