Benvenuti su Sì! Magazine - il blog di pagine sì!

Il Valore del Cibo: Banco Alimentare e l’Eredità di van Hengel

banco alimentare donazioni di cibo

Anche quando facciamo la spesa abbiamo l’occasione di lasciare una piccola donazione di cibo. La buona azione da fare tutto l’anno

Nel mese di novembre, e in particolare nella Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, in tantissimi supermercati è possibile incontrare gruppi di volontari che invitano i clienti a lasciare parte della loro spesa per i bisognosi. Nel 2023 sono state raccolte in questo modo 7.350 tonnellate di cibo in una sola giornata, tra i clienti di oltre 14.000 centri commerciali che hanno aderito all’iniziativa, divenuta ormai una tradizione. I prodotti richiesti sono quelli a lunga conservazione e ad alto contenuto proteico: olio, cibo in scatola come tonno, carne, legumi e passata di pomodoro, alimenti per l’infanzia.

La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, rivolta ai consumatori diretti, è la parte più visibile della filiera in cui operano i banchi alimentari. Eppure non tutti sanno che le organizzazioni che gestiscono questo monumentale lavoro di raccolta sono attive tutti i giorni dell’anno.

 

Tutto ebbe inizio con “un tipo da spiaggia”

“I poveri saranno sempre tra noi. Ma perché devono esserlo anche gli affamati?” Questa rivisitazione del Vangelo è dell’americano John van Hengel (1923 – 2005) e sintetizza a meraviglia l’intero suo pensiero: van Hengel è infatti il padre e l’ideatore del Food Banking, o Banco Alimentare. Van Hengel fu soprattutto il primo ad accorgersi che una delle derive più deprecabili della società dei consumi – ossia lo spreco di cibo – poteva, con un po’ di ingegno, venire trasformata in una straordinaria opportunità per il Bene Comune.

Nato a Waupun in Wisconsin, figlio di un’infermiera e del farmacista locale, van Hengel si trasferì dopo il college nel sud della California dove fece, come lui stesso racconta, la vita del “vagabondo da spiaggia”. Messa poi la testa a posto, si iscrisse all’università e si barcamenò in seguito coi lavori più svariati. All’inizio degli anni ’60, due drammi sconvolsero la sua vita: un incidente che lo rese parzialmente paralizzato alle gambe e soprattutto il divorzio dalla moglie, una modella, che lo annientò spiritualmente; aveva perso ogni obiettivo della sua vita, ne trovò degli altri in maniera del tutto inaspettata. In un articolo commemorativo del New York Times (qui il link) leggiamo la sua storia incredibile.

Un giorno del 1967, a Phoenix in Arizona, van Hengel si trovò a parlare con una donna che aveva 10 figli, oltre a un marito nel braccio della morte. La donna gli parlò delle sue tante difficoltà, ma sorprendentemente gli disse che per lei e la sua famiglia il cibo non era un problema: non doveva nemmeno recarsi alla mensa dei poveri, perché disponeva a volontà di cibo molto più buono.

La donna spiegò che “faceva la spesa” nei cassonetti dietro a un supermercato vicino. Il signor van Hengel andò ai cassonetti e trovò effettivamente molto cibo surgelato, scartato dal supermarket ma ancora perfettamente commestibile. E cibo in lattina, con leggere ammaccature sulle confezioni e solo per questo non più vendibile… van Hengel volle poi vedere i 10 figli della donna: erano davvero tutti sani e perfettamente nutriti. Allora fece visita al direttore del supermercato, e in una stanza sul retro vide molti altri alimenti che venivano gettati. Chiese se poteva avere gli articoli scartati: la risposta fu sì, come lo fu per quasi tutti gli altri negozi. Un uomo alla ricerca di uno scopo aveva finalmente trovato il suo.

 

Spreco di cibo, la malattia del nostro tempo

L’intuizione di van Hengel era corretta: negli anni sessanta come oggi, in tutti i Paesi sviluppati (Italia inclusa) lo spreco alimentare è un fenomeno importante che interessa tutte le fasi della filiera alimentare, dalla produzione al consumo finale. Si stima che decine di milioni di tonnellate di cibo vengano sprecate ogni anno, un fenomeno che avviene per motivi prevalentemente di mercato.

Nella fase di produzione agricola, parecchio cibo viene scartato a causa di norme estetiche rigorose imposte dai distributori (e, riconosciamolo, anche e soprattutto da noi consumatori): i prodotti “non perfetti” nell’aspetto vengono rifiutati, sulla base di criteri puramente visivi.

Nelle fasi di trasformazione e distribuzione del cibo, lo spreco avviene a causa di inefficienze nella gestione delle scorte e nella catena del freddo, o per danneggiamenti della confezione durante il trasporto. Ma avviene soprattutto per errori di previsione della domanda, ossia sovrapproduzioni che, se non vendute in tempo, diventano invendibili.

Al dettaglio, supermercati e negozi spesso si trovano con eccedenze di prodotti che si avvicinano alla data di scadenza e che non sono stati venduti in tempo. Anche qui, le politiche commerciali e le difficoltà nel prevedere la domanda contribuiscono all’accumulo di scorte eccessive.

Anche all’interno delle nostra mura domestiche avviene lo spreco: cattiva gestione del cibo in casa, mancata lettura delle etichette sulle date di scadenza, pianificazione sbagliata dei pasti, abitudini di conservazione inappropriate… per non parlare degli acquisti eccessivi, spesso stimolati dalle scelte di marketing degli stessi distributori: il famoso “prendi 3, paghi 2”, quante volte ci ha convinti a comprare più di quanto davvero ci serva, solo per avere un prezzo?

Quando van Hengel si rese conto di questa malattia del consumismo, che solo in anni recenti si è in parte attenuata a causa di inflazione e varie crisi economiche, si accorse che era possibile mettere in campo un’altra idea: un’idea sostenibile.

 

La svolta sostenibile: nasce il Banco Alimentare e si moltiplicano le donazioni di cibo

Dopo l’esperienza con quella mamma intraprendente, van Hengel fondò a Phoenix nel 1967 il St. Mary’s Food Bank, il primo Banco Alimentare della Storia, e più tardi Second Harvest (Secondo Raccolto), oggi conosciuta come Feeding America, la più grande rete di banche del cibo degli Stati Uniti che ogni anno nutre 46 milioni di persone. Il modello del Banco Alimentare è poi stato imitato in tutto il mondo, con la nascita di decine di organizzazioni simili a quella di van Hengel: in Italia la Fondazione Banco Alimentare Onlus è nata nel 1989 per volontà dell’imprenditore Danilo Fossati, patron della storica marca di sughi pronti e dadi da brodo Star, e del fondatore di Comunione e Liberazione monsignor Luigi Giussani.

Il funzionamento di un Banco Alimentare è semplice: raccogliere e prelevare prodotti alimentari da ogni fonte che possa donare cibo in eccesso che altrimenti andrebbe semplicemente sprecato, come prodotti con imballaggi danneggiati o vicini alla scadenza ma ancora sicuri e consumabili, e si occupa attraverso una rete di volontari specializzati di tutte le complesse fasi della logistica, del trasporto, della conservazione e della redistribuzione a centinaia di enti locali, che a loro volta lo distribuiscono ai soggetti e alle famiglie in stato di necessità. Le fonti sono principalmente i supermercati, gli stabilimenti, le aziende agricole e tutti gli attori della filiera alimentare, compresi noi consumatori.

In molti Stati il modello organizzativo dei Banchi Alimentari – tipicamente organizzazioni senza scopo di lucro – è considerato più efficiente e incisivo dello stesso welfare state e delle misure statali a contrasto della povertà.

Uno degli aspetti più interessanti del sistema è il suo modello di economia circolare: prodotti che, principalmente per motivi di mercato, non sono più vendibili dalle aziende e dalla grande distribuzione organizzata e che hanno perso il loro valore economico, anziché essere destinati alla discarica, vengono reinseriti nella filiera riacquistando così valore. Contemporaneamente, vengono risparmiati i costi di smaltimento di tutte queste tonnellate di cibo, che ricadrebbero sia sulle aziende che sulla intera comunità.

 

La fame nascosta: restare vicini è un atto di volontà

Per noi che siamo in Italia nel 2024, il pensiero che nel nostro stesso Paese ci siano ancora molte persone che soffrono la fame, magari persino a pochi metri di distanza da noi, può apparire strano.

Certamente la situazione della fame in Italia, così come in molti altri paesi occidentali, non è paragonabile a quella delle aree del mondo in cui la fame è un’emergenza quotidiana e visibile. Tuttavia, nonostante l’assenza di fame estrema come quella osservabile nei Paesi in guerra, la mancanza di cibo rimane una realtà anche in Italia.

In Italia, la fame si manifesta principalmente come insicurezza alimentare: molte più persone di quante crediamo non hanno accesso costante a cibo sufficiente e nutriente per condurre una vita sana e attiva. Questo non riguarda solo le categorie storicamente svantaggiate come i rifugiati e i senzatetto, ma ormai – e purtroppo sempre di più – anche le famiglie a basso reddito, i disoccupati, le persone anziane o malate che vivono sole e, per i più svariati motivi, sono rimaste prive di una rete di supporto adeguata.

Le crisi economiche degli ultimi decenni – comprese le difficoltà provocate dalla pandemia – hanno aggravato questa situazione, aumentando il numero di persone che si affidano agli aiuti alimentari forniti da enti caritatevoli, sia laici che religiosi, di cui i banchi alimentari sono i principali fornitori. Questo dimostra che, nonostante l’immagine di un paese relativamente prospero, ci sono ancora molte sfide che dobbiamo superare per garantire che tutti abbiano accesso a cibo sufficiente e salutare.

 

Quando e come possiamo fare la nostra parte quando facciamo la spesa?

Ci sono realtà impegnate in una redistribuzione sostenibile come il Banco Alimentare, che si nutrono del volontariato e dello strumento del 5 per mille. Sono tante le associazioni che si impegnano tutto l’anno e offrono punti di raccolta, anche permanenti, presso i supermercati: facciamoci caso la prossima volta e ricordiamoci di lasciare qualcosa. Questo Maggio, e per tutto l’anno.

Feel Important.

 

Condividi il Valore del Cibo. Segui le iniziative del Banco Alimentare della tua zona su bancoalimentare.it >>

Condividi l'Articolo:

Picture of Team Comunicazione
Team Comunicazione
Le persone del Sì! Magazine, il blog di Pagine Sì! dedicato alla realtà digitale. Scriviamo guide, informazioni, approfondimenti e notizie sul nostro mondo. Qui trovi le piccole e grandi storie di successo, gli importanti dibattiti sull’innovazione, i temi legati alla trasformazione digitale, gli strumenti utili legati alla tecnologia e al marketing.

richiedi consulenza gratuita

Imprenditore o Professionista? Sviluppa la tua Strategia Digitale

Se hai una Azienda o sei un Libero Professionista, approfitta della Consulenza Pagine Sì! per definire la tua Strategia di Comunicazione e Marketing Digitale.

Compila il Modulo di Richiesta e ti forniremo una CONSULENZA GRATUITA e senza impegno.

CONSULENZA_MAGAZINE