Gli Stati Uniti hanno introdotto stringenti limitazioni sulle esportazioni di chip avanzati per l’intelligenza artificiale, con l’obiettivo dichiarato di rallentare l’avanzata tecnologica di potenziali rivali come Cina, Russia, Iran e Corea del Nord. Le nuove norme prevedono un tetto alle esportazioni di semiconduttori avanzati verso circa 120 Paesi, lasciando però intatta la libertà commerciale per i 18 alleati più stretti di Washington.
Secondo il ministero del Commercio cinese, queste disposizioni rappresentano una “flagrante violazione delle regole commerciali internazionali”. Pechino accusa gli Stati Uniti di abusare del concetto di sicurezza nazionale per giustificare un controllo restrittivo sulle esportazioni, definendo queste misure un esempio di “generalizzazione” del tema della sicurezza.
Le preoccupazioni dell’Unione Europea
Le nuove restrizioni statunitensi includono anche alcuni Paesi membri dell’Unione Europea, generando malumori a Bruxelles. “Siamo preoccupati per l’impatto di queste misure sul nostro accesso ai chip avanzati”, hanno dichiarato Henna Virkkunen, vicepresidente della Commissione Europea, e Maros Sefcovic, commissario per i Rapporti interistituzionali.
I rappresentanti dell’Ue sottolineano come una collaborazione senza barriere con gli Stati Uniti sia fondamentale, non solo per motivi economici ma anche di sicurezza condivisa. “Non rappresentiamo un rischio per la sicurezza nazionale statunitense”, ribadisce Bruxelles, richiedendo una revisione delle disposizioni.
Le ragioni della Casa Bianca
L’amministrazione Biden giustifica queste nuove politiche come necessarie per preservare il controllo statunitense sulle tecnologie critiche, evitando che possano essere utilizzate da Paesi rivali per scopi militari o per condurre attacchi informatici.
Le aziende del settore, però, esprimono timori per l’impatto economico: secondo i principali produttori di chip, queste limitazioni potrebbero danneggiare sia le vendite che la competitività globale del settore tecnologico statunitense.
Le regole dividono il mondo in tre categorie:
- Paesi esenti dalle restrizioni, come Regno Unito, Canada, Germania, Corea del Sud e Taiwan.
- Paesi soggetti a embargo totale, come Cina e Russia.
- Altri Paesi con limiti all’importazione, tra cui Messico, Israele, Polonia e Svizzera. Questi ultimi potranno richiedere deroghe firmando accordi specifici con il governo statunitense.
Una mossa contro la Cina e non solo
Oltre a limitare direttamente la Cina, le regole mirano a bloccare ogni tentativo di acquisizione indiretta di tecnologie avanzate tramite partner commerciali. “Questa politica è pensata per impedire alla Cina di aggirare le restrizioni con accordi con altri Paesi”, affermano fonti governative statunitensi.
Le implicazioni di queste nuove misure sono vaste, toccando non solo la geopolitica ma anche il futuro dell’innovazione tecnologica globale. Mentre gli Stati Uniti cercano di consolidare la loro posizione dominante, il resto del mondo si interroga su quale sarà l’impatto di queste restrizioni sul progresso tecnologico e sull’economia globale.