Ecco perché dal nuovo GPT Store di OpenAI ci aspettiamo tanto, forse troppo
OpenAI ha appena lanciato il suo nuovo “store” per l’uso dei GPT, accessibile a questo link. Tra gli addetti ai lavori la novità era nell’aria da qualche tempo, ma da quando agli abbonati era stata abilitata l’opzione “GPTs” per costruirsi il proprio GPT personale, l’attesa era cresciuta costantemente. Ora possiamo navigare tra milioni di GPT già creati per altrettanti scopi, provando il lavoro fatto da sviluppatori, organizzazioni e semplici utenti. Negli ultimi lustri l’App Store ha di certo segnato un punto di svolta nell’uso degli smartphone e ha influenzato i nuovi modi di comunicare tra gli esseri umani. Oggi le aspettative sul GPT Store non sono da meno e ci sarà anche l’opportunità di guadagnare vendendo GPT; qui vedremo perché è attesa una rivoluzione e come funziona questo GPT Store.
Come funziona il nuovo GPT Store di OpenAI
Nel comunicato che informa della novità, OpenAI spiega che è possibile esplorare tra le varie classifiche i GPT più popolari e di tendenza, divisi per diverse categorie. L’azienda specifica che valorizzerà i GPT più utili e di impatto, mettendoli in evidenza. Canva, Books, Consensus…diversi “grandi giocatori” del settore hanno già sviluppato e messo a disposizione degli utenti il proprio GPT. Del resto costruirne uno partendo da zero è operazione alla portata di tutti perché, promette OpenAI “è semplice e non richiede abilità di programmazione”.
Alla prova dei fatti bastano effettivamente pochi click per generare una propria intelligenza artificiale. Una volta scelto il nome e la funzione si possono attivare alcune opzioni, per esempio se può interagire con Dall-E per generare immagini. Sta poi all’accuratezza di chi vi lavora spcificare le “regole” e caricarvi le informazioni utili alla sua progressiva caratterizzazione. Costituito il proprio GPT è poi possibile renderlo “privato”, oppure “accessibile con link” o infine “pubblico”. In quest’ultimo caso sarà appunto visibile nello store e utilizzabile, per ora, in forma gratuita.
Come guadagnare sul GPT Store
OpenAI già promette a chi costruirà i GPT e li metterà in vendita sul proprio Store opportunità per guadagnare, come del resto previsto sugli App Store. Al momento però sono pochi i dettagli a riguardo e comunque in un primo momento il sistema verrà implementato solo negli USA. Si legge infatti sul sito di OpenAI: “nel primo trimestre (del 2024, ndr) lanceremo un programma di entrate per i costruttori di GPT. Come primo passo, i costruttori statunitensi saranno pagati in base all’interazione degli utenti con i loro GPT. Forniremo più dettagli sui criteri per i pagamenti con l’avvicinarsi dell’evento”
Le aspettative sono che prima dell’estate le “versioni premium” e a pagamento dei GPT sullo Store arrivino anche da noi. Intanto è diventata una corsa a sviluppare la propria versione di intelligenza artificiale, con risvolti che trascendono la mera produttività.
Tutte le persone e le aziende costruiranno un proprio GPT come alter ego?
Permettere a chiunque di addestrare una propria intelligenza artificiale ha implicazioni che, è chiaro, vanno oltre la tecnologia. Prendiamo come esempio il lavoro di gruppo. Alle riunioni possono ora partecipare macchine impostate per configurare scenari pessimisti oppure ottimisti, con cui confrontarsi. Alle stesse riunioni porteremo la nostra versione GPT, programmata per offrire le soluzioni che offriremmo noi, per avere il nostro punto di vista dei diversi scenari? Lo faranno i nostri colleghi, clienti, competitor o partner? Considerando le banche dati a cui hanno accesso queste macchine sarebbe (anzi, “è”!) infatti per noi semplice informarle di chi siamo. Elencare i libri che abbiamo letto, i film che abbiamo visto, le canzoni che abbiamo amato, le esperienze che abbiamo vissuto e addirittura le emozioni che abbiamo provato durante le stesse esperienze. Ma basta così “poco” a creare dei cloni affidabili delle persone che siamo? Se le macchine non possono replicare i nostri vizi, potranno imitare le nostre virtù?
Il sospetto inizia a esserci: se ci sarà un momento in cui la tecnologia ci permetterà di rispondere a queste domande, quel momento pare essere arrivato.
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