Perché Racket ed Estorsioni di Poche organizzazioni criminali Rallentano e Danneggiano l’intero Paese
Nel cuore dell’Italia, dove l’imprenditorialità fiorisce tra le sfide quotidiane, il racket si erge come una minaccia oscura tentando di soffocare la vitalità delle nostre aziende rinomate in tutto il mondo. Ma ci sono persone la cui storia ci chiama all’impegno, a prendere posizione dalla loro parte. Ecco perché dobbiamo ribellarci con forza alla piaga della criminalità.
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Attacco incendiario sull’eccellenza italiana
Spesso in Italia i numerosi fatti di cronaca che riguardano atti di sabotaggio, vandalismo e intimidazioni ai danni delle Imprese Locali non ottengono l’attenzione del “mainstream”, rimanendo confinati ai quotidiani del posto.
Ma l’attentato avvenuto il 28 luglio 2022 che colpì una particolare azienda a Copanello di Stalettì, sulla costa jonica nella provincia di Catanzaro, non è rimasto inosservato grazie soprattutto all’impegno di imprenditori coraggiosi e di un gruppo di cittadini che credono nel Bene Comune.
L’azienda in questione non è una qualunque: la Torrefazione Caffè Guglielmo, fondata nel 1943, si è affermata nel corso dei suoi ottant’anni come un’importante realtà imprenditoriale del Mezzogiorno, impiegando 60 persone e producendo caffè macinato e in grani diventato un simbolo della Calabria e un’eccellenza del Made in Italy.
In questo stabilimento, sconosciuti arrivati di notte diedero fuoco a due camion e un capannone contenente circa 2 milioni di euro di merce, provocando un altissimo incendio estinto solo dopo ore di intervento dei vigili del fuoco. L’entità del danno è stata tale da mettere in dubbio la continuazione stessa dell’azienda.
Sulle origini di questo grave atto, l’ennesimo ai danni del noto marchio calabrese, gli inquirenti e il dirigente della ditta Matteo Tubertini hanno rapidamente indirizzato i loro sospetti verso la mano del Racket.
Il flagello invisibile che mina la resilienza delle PMI
Il fenomeno del Racket, un vero cancro ai danni delle piccole e medie imprese, affonda le sue radici in una complessa rete di interessi economici e potere criminale. Pur tendendo ormai a orientarsi verso altri business più lucrativi, le mafie e le organizzazioni criminali non hanno mai rinunciato al controllo del territorio ottenuto attraverso la pressione estorsiva esercitata sulle imprese locali, che rimane fondamentale nella loro strategia.
È illusorio pensare che si tratti di un fenomeno confinato al Sud Italia: nessuna regione è immune dal Racket, che si adatta e muta in base alle condizioni economiche, politiche e sociali di ciascun territorio.
Le forme che assume il Racket sono assai variegate, e non si limitano certo solo al pagamento del pizzo, la ben nota “tassa” in cambio di una fittizia protezione: sono infatti incluse le “indicazioni” su chi assumere (o su chi non assumere), “disposizioni” sui fornitori da cui acquistare, con annesse laute “provvigioni” su questi rapporti commerciali forzati, e molti altri atti di prevaricazione. Chi si oppone deve pagare un caro prezzo: è importante far sapere a tutti chi comanda.
L’impatto del Racket sulla sostenibilità delle aziende è distruttivo: in un contesto di mercato già complicato da innumerevoli sfide di natura “legale”, l’impatto della criminalità erode ulteriormente la competitività e la capacità di investimento, soprattutto per le PMI che rappresentano il cuore della nostra economia.
Gli imprenditori che osano denunciare sono pochissimi, e chi lo fa vive in una condizione di paura continua: la vendetta della malavita colpisce molto duramente, come avvenuto a Copanello di Stalettì. Tuttavia, non manca chi non ha alcuna intenzione di arrendersi.
Una voce di speranza: la Tazzina della Legalità
Proprio a seguito dell’attentato alla Caffè Guglielmo, l’imprenditore calabrese Sergio Gaglianese ha deciso di fondare “La Tazzina della Legalità”, associazione culturale che promuove l’omonimo libro, – opera scritta a più mani da un pool di imprenditori, giornalisti e studiosi – e un evento itinerante di sensibilizzazione e testimonianze sulla lotta alla mafia che tocca diverse Regioni (prossima tappa, martedì 26 marzo a Firenze )
Lo scopo principale della manifestazione è stimolare l’interesse delle istituzioni politiche sul tema del sostegno alle imprese locali vittime di intimidazione: l’esperienza della Caffé Guglielmo ha dimostrato infatti che anche sul piano politico c’è ancora molto da fare.
Colpiscono in particolare le criticità espresse da Gaglianese in occasione dell’ultima Staffetta della Legalità a Catanzaro, alla quale eravamo presenti anche noi di Pagine Sì!: “La legge 44 del ‘99 stabilisce che entro 180 giorni dalla rubricazione di un fatto delittuoso di matrice mafiosa o ndranghetista questo debba essere ristorato, la media nazionale invece supera i 4 anni; come dire: l’operazione è riuscita ma il malato è morto”.
Nei fatti, dopo l’incendio alla Guglielmo, la proprietà dell’azienda per evitare la chiusura ha dovuto sopperire di tasca propria all’intero danno di quasi due milioni: una cifra in grado di mettere in ginocchio la maggioranza delle imprese.
Tuttavia, la battaglia contro il Racket non riguarda solo gli imprenditori, i politici, le forze dell’ordine e i magistrati: anche i comuni cittadini possono fare la loro parte, una parte importante per dire basta a questa odiosa realtà.
Unire le forze per un futuro senza Racket ed estorsioni in Italia
Il primo passo importante per noi cittadini, anche se non coinvolti in politica, è contribuire alla creazione di una cultura della legalità e dell’etica che inizia dall’educazione ai più giovani e prosegue con il sostegno alle iniziative di sensibilizzazione che mirano a diffondere la consapevolezza sui danni causati dalla criminalità organizzata all’economia e alla società. E possiamo sostenere attivamente il commercio etico, preferendo acquistare da imprese che si sono esplicitamente opposte al racket e che denunciano le estorsioni.
Chi ha avuto il coraggio di denunciare gli estorsori non deve essere lasciato solo e deve al contrario vedersi offerto ogni sostegno morale e, quando possibile, assistenza pratica: l’impegno unito di cittadini, forze dell’ordine e istituzioni è la chiave per realizzare una rete di protezione sociale, il vero antidoto per costruire un ambiente in cui la criminalità organizzata trovi sempre meno spazio per operare.
Con la solidarietà e il sostegno attivo, tutti noi possiamo unire la nostra voce in difesa del tessuto sociale e economico dei nostri territori, la linfa vitale della nostra civiltà.
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