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L’Intelligenza Artificiale supera il test di Turing e ne beneficeremo tutti

Test di Turing intelligenza artificiale buona notizia

Le Intelligenze artificiali ormai battono il test di Turing e stanno diventando indistinguibili dagli esseri umani. Considerando quello che possono fare sembra una buona notizia

Che ormai l’intelligenza artificiale abbia raggiunto livelli altissimi è sotto gli occhi di tutti. Sembra quasi che l’affermazione “cosa si può fare con essa” vada ormai sostituita con “cosa non si può fare con essa”. A riprova di ciò l’AI ha persino superato il test di Turing (ve ne avevamo dato notizia qui), e ciò dimostra come stia diventando sempre più difficile distinguere tra macchina e uomo. Pochi giorni fa John Hopfield e Geoffret E. Hinton, considerati tra i ‘padri’ dell’Intelligenza artificiale, hanno vinto il premio Nobel per la Fisica. Hinton, nel corso della sua carriera, ha sempre avvertito il mondo sui rischi di una AI non recintata da regole ben precise, arrivando anche ad affermare che: “Le AI diventeranno sempre più intelligenti e potrebbero sbarazzarsi di noi”. Ma se davvero un domani queste tecnologie potranno davvero soppiantare l’essere umano, determinandone forse l’estinzione (almeno dai posti di lavoro), è ancora tutto da dimostrare. Al momento anzi, c’è di che essere ottimisti, vediamo perché.

 

Il test di Turing è stato superato? Ecco come “misureremo” ora le AI

Il test di Turing è un esame che serve per capire quanto una macchina riesca a replicare un comportamento intelligente, finora esclusiva dell’essere umano tanto è complessa la sua mente. A inventare il test fu Alan Turing, che prese spunto da un gioco, quello dell’imitazione, non certo per capire quanto fosse intelligente un bot, ma le differenze tra uomo (A), donna (B) e una terza persona tenuta lontana dalle prime due. Quest’ultima, a cui venivano poste delle domande, doveva capire chi era la donna e chi era l’uomo. Ma non solo: per rendere il tutto più difficile, A doveva depistare sia B sia C. I soggetti comunicavano usando un linguaggio dattiloscritto, trasmesso poi in maniera similare, in modo da non dare neanche un indizio. Il test di oggi vede una macchina al posto di A, per capire quanto sia in grado di imitare l’uomo e di non farsi riconoscere da C. L’AI non solo ha superato l’esame, ma ha fatto anche meglio. Insomma, promossa a pieni voti.

Il test del matematico Turing è infatti ormai, come è facile immaginare, considerato “datato”. Mustafa Suleyman, il co-fondatore di DeepMind, società del gruppo Alphabet-Google ha lanciato una proposta: non dobbiamo più osservare le differenze tra IA e uomo, ma creare nuovi test per capire che diversità ci sono tra i vari tipi di macchina con AI. Con una tecnologia che è arrivata a questo livello di intelligenza del resto non c’è altro da fare.

 

Scettici famosi e risposte politiche

Al netto dell’indubbia crescita di capacità dell’IA, ci sono personaggi importanti che restano scettici sulle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, o meglio sulle sue possibili derive. Uno di questi è Elon Musk, che più volte ha lanciato anatemi su ciò che esse comporteranno. Non è l’unico a temere per il futuro, per i fake, per le voci e i video clonati dall’intelligenza artificiale (ne avevamo parlato qui, rispetto a un caso recente, e anche qui, rispetto alla responsabilità di chi comunica).

In questi casi non si tratta solo di discutere dei problema dell’IA, i cui limiti sono ancora argomento di dibattito, quanto anche della necessità di regole. L’Unione Europea è la più attiva in questo senso e pare che l’AI Act (qui l’approfondimento) sia solo il primo passo in questa direzione. Qualsiasi nuova tecnologia, senza limiti, avrebbe potuto nuocere alla civiltà umana, alcune l’hanno fatto. Se però pensiamo che ai suoi esordi, più di 100 anni fa, anche la radio veniva considerata pericolosa, allora è più facile capire come noi oggi dobbiamo approfittare delle potenzialità dell’IA, oltre a valutare come usarle per fare del bene.

 

Intanto, con o1, arrivano i nuovi modelli di AI, ancora più intelligenti

OpenAI ha sfornato da poco un nuovo modello di intelligenza artificiale, o1, che ha subito fatto capire di che pasta è fatta. Ha ottenuto 120 punti nel test d’intelligenza Mensa norvegese, andando ben al di là dei modelli precedenti. Ha risposto in modo corretto a 25 domande su 35, facendo anche meglio di molte menti umane. Tra i quesiti più impegnativi riconoscere alcuni schemi in una griglia: o1 lo ha fatto, seguendo una logica completamente diversa da quella del cervello umano. Eppure, anche l’AI commette ancora alcuni errori. Ma migliora sempre di più, apprende più velocemente e dimostra come i suoi usi ormai possano essere molteplici. Secondo alcune stime le AI non ci metteranno molto a raggiungere un QI di 140. Questo certo può spaventare e, come avevamo visto qui, creare “resistenze” di fronte al cambiamento. Ma impone anche di ragionare su come utilizzare l’intelligenza artificiale in modo esatto, in quali ambiti può essere utile.

Spoiler: uno di questi è sicuramente l’introduzione dei bot nell’assistenza clienti, soluzione offerta da Pagine Sì! (se vuoi implementarla su misura per la tua impresa comincia cliccando qui).

 

L’intelligenza artificiale sa fare tante cose? Meglio allora che le faccia bene!

L’AI è usata per dare suggerimenti alle aziende su acquisti precedenti, su ricerche e su altri comportamenti registrati online; è usata nel commercio al dettaglio per ottimizzare gli inventari, organizzare i rifornimenti e la logistica. Gli smartphone la usano per offrire un prodotto più personalizzato possibile. Gli assistenti virtuali rispondono alle domande, organizzano l’agenda. Esistono software di traduzione automatica, basati su testi audio o scritti, che usano l’intelligenza artificiale per aiutare chi lavora a una traduzione. Anche i sottotitoli sotto ai video sono ormai generati spesso con queste tecnologie. In molto abitazioni sono installati termostati intelligenti che imparano dai nostri comportamenti per ottimizzare l’energia.  Qui vi abbiamo parlato di come sta cambiando il mondo dell’istruzione, mentre nelle città potrebbe a breve venire usata l’AI per migliorare il traffico, ridurre gli ingorghi e sincronizzare meglio i semafori. Anche molti veicoli utilizzano già l’intelligenza artificiale per diverse funzioni. L’Unione Europea ha finanziato VI-DAS, sensori che sono in grado di localizzare incidenti o situazioni pericolose e la stessa nnavigazione è ormai frutto in larga parte dell’AI. Ma non solo: le AI prevengono i cyber attacchi, le epidemie e i disastri ambientali, permettondo un’analisi dei dati prima impensabile.  Per non parlare delle applicazioni in campo medico, dove centinaia di AI stanno venendo sviluppate per aiutare i dottori a migliorare diagnosi e terapie. Un lungo elenco che mai potrà risultare esaustivo poiché -dal terziario all’industria, all’agricoltura- le AI trovano sempre più spazi in ogni ambito.

Di fronte a queste prospettive non è meglio se le AI risultano davvero così “intelligenti”?
Considerando i campi di applicazione, sembra proprio un’ottima notizia!

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