Dal 6 novembre Meta lancia in Europa i suoi piani a pagamento per gli utenti Facebook e Instagram. Le ragioni di una mossa “tattica”
Perché Facebook e Instagram diventano a pagamento? Lungi dall’aver cambiato strategia, la mossa dell’azienda californiana risulta invece prettamente tattica. C’entrano le nuove politiche europee in materia di trattamento dei dati (ne avevamo parlato in questo approfondimento) e non sembra quindi che questa scelta influenzerà il modello di business sviluppato finora da Mark Zuckerberg. Rimane infatti la possibilità di mantenere i propri profili social in modo completamente gratuito; in cambio -non servirebbe scriverlo- della cessione dei nostri dati.
Facebook e Instagram a pagamento? La maggior parte degli utenti manterrà il piano gratuito
C’è chi introduce la pubblicità, come ha appena fatto Netflix (leggi qui per saperne di più). Poi c’è chi invece la pubblicità la toglie, ed ecco Meta con i suoi piani di abbonamento mensile. Questi nuovi pacchetti costeranno 9,99€ al mese sul web o 12,99 € al mese su iOS e Android. Un abbonamento che verrà applicato a tutti gli account Facebook e Instagram collegati, ma a partire dal 1° marzo 2024 verrà anche introdotta una ulteriore tariffa di 6€ al mese sul web (8€ al mese su iOS e Android) per ogni account aggiuntivo.
Insomma se anche solo il 10% degli utenti dovesse scegliere di sottoscrivere questi piani, per Meta significherebbe una rivoluzione completa del proprio modello di business attuale -fondato su gratuità e pubblicità- verso una pianificazione basata sui margini (enormi) di un simile parco abbonati. A fronte di circa 200 milioni di abbonati rispettivamente ad Amazon Prime e a Netflix, Meta sarebbe infatti l’azienda con più iscritti paganti al mondo. Ci sono però diversi elementi che indicano chiaramente come quella di Meta sia in realtà una contromossa, una scelta “di reazione”, una sorta di gioco di prestigio “obbligato” da terzi; così è molto probabile che gli abbonati a Meta non saranno il dieci (o più) per cento del totale, ma meno dell’1%.
Ecco perché Meta in realtà è sempre stata “a pagamento”
Già lo scorso luglio la Corte di Giustizia UE ha posto a Meta, con questa sentenza in cui cita direttamente la multinazionale di Palo Alto, dei forti limiti in termini di trattamento dei dati. Un “intervento a gamba tesa” contro chi ha costruito la sua fortuna e il suo valore proprio su numeri e statistiche derivanti dal comportamento dei propri utenti. Ne avevamo parlato qualche tempo fa in questo post: la potenza e l’importanza di Facebook non derivano dal profitto di bilancio trimestrale, ma dal valore patrimoniale di informazioni e dati in suo possesso. Per quanto possa apparire infatti un cambiamento colossale, il nuovo piano di abbonamenti di Facebook e Instagram lascia in realtà le cose immutate.
Intanto per chi investe in spazi pubblicitari -promette Meta- ci saranno solo miglioramenti e gli annunci saranno così mostrati a chi possono maggiormente interessare. Soprattutto però ci sono le parole dello stesso Mark Zuckerberg a confermare come l’azienda continui a puntare sulla gratuità della maggior parte dei propri servizi: questa è la direzione che ha più volte ribadito nel corso del suo ultimo Meta Connect Keynote (qui l’intervento completo) di fine settembre 2023. Del resto “nulla è gratis” e non è corretto scrivere che “Facebook e Instagram diventano a pagamento”. Anche prima del 6 novembre 2023 gli utenti “pagavano” i servizi di Meta cedendo alla piattaforma social i propri dati in cambio. Questo a quanto pare rimarrà invariato e la nuova opzione sarà solo quella di eliminare la pubblicità e la cessione dei dati. Ma per le cifre già citate, in quanti saranno disposti a pagare?