Il nostro è uno dei Paesi al mondo con più intermediari commerciali rispetto alla popolazione. Gli agenti di commercio in Italia sono un esercito composto da quasi 250mila persone che “mobilita” più di metà dell’economia nazionale. L’Enasarco, ovvero l’Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio, segnala per la precisione 237mila iscritti, la quasi totalità di coloro che praticano questa professione in maniera continuativa. Ma come si frazionano questi dati regione per regione e perché per le imprese è così difficile reperire e inserire in organico venditori giovani?
I venditori giovani sono introvabili? L’opinione di due recruiter esperti: Alessandro Gherardotti e Simone Ridondelli
Potete leggere il nostro approfondimento sul “perché in Italia c’è grande richiesta di consulenti digitali” cliccando qui. Del resto non è una gran novità: anche LinkedIn segnala “addetti alla vendita” al n°1 delle professioni più richieste sulla propria piattaforma, posizione che viene confermata anno dopo anno. Un processo inevitabile, considerando l’alta età media e il basso ricambio generazionale. Ma allora perché non se ne trovano? Avrà contribuito l’immaginario anni ’80 del “venditore squalo”, sarà anche la spietata meritocrazia del lavoro a provvigioni, ma in generale c’è molto pregiudizio verso una professione che offre invece ottime opportunità.
Abbiamo quindi intervistato due agenti e recruiter esperti per il Sì! Magazine: in quest’intervista (clicca qui per approfondire) Simone Ridondelli spiega perché siano proprio i venditori più giovani che dovrebbero avvicinarsi a questo mestiere. In quest’altra intervista (la puoi leggere cliccando qui) Alessandro Gherardotti analizza invece quale settore -prodotto e servizio- dovrebbe prediligere chi intermedia con i clienti. Vediamo ora nel dettaglio come questo platea di lavoratori si distribuisce lungo la nostra penisola.
Gli agenti di commercio in Italia, regione per regione
Abbiamo incrociato i dati di Enasarco e di “venditori” sugli agenti regione per regione, con quelli Istat sulla relativa occupazione e popolazione. Il quadro finale non è omogeneo e si possono osservare diverse situazioni a seconda del territorio di riferimento. Il Lazio ha 30 mila agenti su quasi un milione e mezzo di lavoratori: l’1,5% che diventa lo 0,5% della popolazione. Sempre in centro Italia invece l’Umbria ha quasi 7mila agenti, che equivalgono però a più del 2% di chi lavora e a quasi l’1% di chi vi abita, più che in Toscana, dove i numeri si fermano a 1,7% e 0,7%.
Al nord anche le percentuali sono superiori alla media. In Lombardia l’1,4% di chi vi lavora e lo 0,7% di chi vi abita è agente di commercio, mentre in Liguria i dati sono rispettivamente l’1,9% e lo 0,7%. Praticamente identici i dati di Veneto e Piemonte. C’è quindi il Mezzogiorno, il cui scarto tra le due cifre sconta un maggior tasso di disoccupazione media. In Puglia è agente lo 0,4% della popolazione e l’1,5% degli occupati, quasi come in Campania (0,5% e 1,6%). Praticamente identici i numeri in Sardegna e Sicilia: qui sono agenti lo 0,4% di chi vi abita e l’1,7% di chi vi lavora.
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